“Una conversazione notturna” di Thomas Bernhard e Peter Hamm

L’intervista contenuta in questo interessante volumetto (pensata come introduzione a un volume di saggi sul Nostro da pubblicare alla fine degli anni Settanta), conferma un fatto inoppugnabile: intervistare Bernhard era impossibile. Di più: inutile.

Quando non si divertiva a insolentire il malcapitato di turno arrivando al limite dell’insulto[1], infatti, spesso rispondeva alle domande con un tono di svogliata sufficienza, oppure giocava a rimpiattino con l’interlocutore alternando una certa compiaciuta vanità, che nel caso di una interlocutrice assumeva sfumature quasi galanti, a reazioni più brusche quando le domande indagavano, spesso in maniera maldestra e meccanica – va riconosciuto, il rapporto che aveva con i suoi personaggi e in particolare con la morte e il suicidio, temi portanti della sua opera. In questo caso Bernhard sembrava esercitare un programmatico rifiuto di qualsiasi assimilazione fra se stesso e la propria opera, marcandone una netta distanza:

[La morte] non posso dire che mi affascini.
Affascina i miei personaggi, certo, ma questa è un’altra cosa.

O ancora:

…io non sono sull’orlo del precipizio. Al massimo lo sono i personaggi del mio libro […].

In realtà non so quanto da queste affermazioni, ripetute anche in altre interviste, possano trarsi conclusioni affidabili, perché si tratta, almeno in parte, dell’espressione del suo voler essere bastian contrario a priori. In altre parole, Bernhard non sembra affatto interessato a fornirci chiavi interpretative della sua opera e pertanto le sue affermazioni al riguardo sono, a mio modesto avviso, da prendere cum grano salis. Sarebbe stato interessante se avesse scritto un libro sulle sue interviste, analogamente a quanto aveva fatto con i suoi “premi”, ma purtroppo quel libro non c’è.

Tornando al nostro volumetto, Hamm ci informa che Bernhard, una volta in possesso della trascrizione dell’intervista, negò il consenso alla pubblicazione perché: “l’intero testo […] risulta del tutto inservibile e non se ne deve utilizzare nemmeno una riga”. Secondo Hamm il rifiuto era legato al fatto che: “ciò che era disposto a dire sulla sua infanzia e sulla sua adolescenza, ma anche sul suo apprendistato poetico, non doveva essere diffuso sotto forma di una chiacchierata notturna troppo informale, bensì come testo letterario compiuto”. Una conclusione che non può che aumentare la mia ammirazione per il Nostro e marcare tristemente il divario che lo separa da gran parte degli scrittori contemporanei in cui mi pare, invece, che il rapporto tra la dimensione “sociale” e quella “letteraria”, si sia nettamente capovolto a favore della prima: d’altronde le bollette vanno pagate.

In sintesi un documento interessante, ma che mi sento di consigliare solo a bernhardiani affetti da completismo.

E su questo non ho altro da dire.

Una conversazione notturna di Thomas Bernhard e Peter Hamm
Titolo originale: Sind Sie gern böse?
Portatori d’acqua, 2020 (2011)
Traduzione di Elsbeth Gut Bozzetti
pp. 94
La mia valutazione su Goodreads:

[1] Non a caso il titolo originale del libro potrebbe tradursi con: “Le piace essere cattivo?”.