“Qualcosa sui Lehman” di Stefano Massini

La pubblicazione di questo “romanzo-ballata”, come lo definisce l’Autore, segue di un paio di anni quella della Lehman Trilogy, un testo teatrale da cui è stato tratto un fortunato spettacolo. Non so se le due opere siano figlie di un unico progetto, o se invece Massini si sia accorto solo dopo la pièce di avere per le mani un materiale così fecondo da consentirgli di elaborare un nuovo testo di quasi ottocento pagine. Fatto sta che il risultato mi pare eccellente in termini di scorrevolezza, piacevolezza e vivacità della scrittura. Si potrebbe obiettare che l’aver percorso in maniera dichiarata il sentiero dell’eccezione “strutturale”, utilizzando per la narrazione una sorta di verso libero, abbia svincolato Massini dal rispetto del classico canone romanzesco, ammesso ve ne sia uno, ma di questo sarà il caso di occuparsi in un altro momento.

Qui importa dichiarare che questa felicissima contaminazione fra le tavole del palcoscenico e le pagine di un libro viene sviluppata avendo come unico obiettivo l’efficacia drammatica dei personaggi, la loro capacità propulsiva in relazione alla storia, la loro funzionalità epica, se mi si passa il termine. Mancano del tutto le lunghe digressioni, gli approfondimenti continui e le acute riflessioni in genere associati alla classica declinazione della saga familiare, con il suo arco di ascesa e declino. La storia dei Lehman accade nel momento stesso in cui ci viene raccontata e la leggiamo: non esiste il passato, ma solo un eterno presente. Anche i protagonisti cambiano continuamente senza che l’Autore si preoccupi di fornire al lettore troppe spiegazioni o dettagli su questi avvicendamenti, limitandosi a brevi incisi che potremmo quasi considerare note a margine su un copione. Non ci sono scene madri, agonie, o passaggi di consegne: un paio di righe bastano per informarci che Henry, Emanuel, o i loro figli e nipoti sono, è proprio il caso di dire, usciti di scena. E lo stesso destino è riservato alla Storia che pure, nei centosessant’anni coperti dalla narrazione, ha visto succedersi la guerra di secessione, due guerre mondiali e la grande depressione. Tutto quel che non riguarda direttamente la vicenda familiare-imprenditoriale dei Lehman rimane sullo sfondo, anzi dietro le quinte, per continuare con la metafora teatrale, ridotto al rango di mera opportunità da sfruttare a fini commerciali: anche l’America, in fondo, per i fratelli Lehman è solo un mezzo.


Assistiamo così alla nascita della finanza creativa, all’invenzione a tavolino di “nuovi” bisogni del consumatore (a sua insaputa), alla smaterializzazione e alla virtualizzazione dell’economia. La continua ricerca, da parte degli esponenti delle nuove generazioni, di idee e strumenti per aumentare i profitti suscita, puntualmente, le resistenze da parte dei componenti più anziani della famiglia che però, altrettanto puntualmente, sono spazzate via dalle montagne di dollari che entrano nella casse della Lehman Brothers.

L’innegabile potenza della scrittura sembra sfilacciarsi un po’ nell’ultima parte del libro, ma ritengo che si tratti di un calo di intensità ascrivibile più al progressivo annacquamento della statura epica dei discendenti di Henry, Emanuel e Mayer che alla stanchezza dell’Autore. Di certo Massini dà il meglio di sé quando opera all’interno dello spazio quasi leggendario in cui si collocano le figure dei capostipiti, quei figli di un allevatore di bestiame tedesco che emigrarono negli Stati Uniti per dar corpo ad un sogno che durò fino al 15 settembre del 2008, quando divenne chiaro anche agli economisti che niente che sia legato all’uomo è mai “too big to fail”.

E su questo non ho altro da dire.

#fallabreve: Meglio uno “zero virgola” oggi che un fallimento il 15 settembre del 2008.

Qualcosa sui Lehman di Stefano Massini
Mondadori, 2016
pp. 773
€ 24,00 (eBook € 10,99)

La mia valutazione su Goodreads:

Fonti iconografiche:
Da sinistra a destra: Fabrizio Gifuni, Massimo Popolizio e Massimo De Francovich in una foto di scena dallo spettacolo teatrale Lehman Trilogy (da minimaetmoralia.it); Stefano Massini nell’immagine del suo profilo Twitter; una immagine simbolo del fallimento della Lehman Brothers (Oli Scarff/Getty Images).
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