“La fine dei vecchi tempi” di Vladislav Vancura

Einaudi, nella splendida collana Letture, pubblica per la prima volta in Italia un testo del 1934 dello scrittore cecoslovacco Vladislav Vančura, esponente dell’avanguardia letteraria praghese fucilato dai nazisti nel 1942. La storia racconta della vita di Josef Stoklasa, reggente del castello di Kratochvíle, e della piccola e bislacca comunità che lo circonda, al cui interno spicca Bernard Spera, bibliotecario del castello, nonché voce narrante dell’opera. L’esistenza piuttosto tranquilla e sonnacchiosa di questo microcosmo, viene improvvisamente sconvolta dall’apparizione del principe Megalrogov, la cui comparsa sembra portare alla luce la mediocrità dei caratteri e l’ipocrisia delle relazioni che, fino a quel momento, avevano regolato il placido funzionamento di quell’embrione di società. Nonostante sia, con tutta evidenza, un solenne cialtrone, un millantatore, un impostore, sembra infatti che nessuno possa fare a meno di lui, forse perché è “un bugiardo che dice la verità” (o, almeno, dice “anche” la verità). Ed è qui, probabilmente, il segreto del suo successo, pur temporaneo. Infatti le fanfaronate con cui condisce i suoi discorsi e i modi arroganti e guasconi con cui ruba il cuore delle donne, in fondo lusingano la vanità dei suoi interlocutori più di quanto riescano a sottolinearne i difetti, illudendoli che la mediocrità e l’ipocrisia che ormai sono sotto gli occhi di tutti, siano un problema che riguarda solo gli “altri”.

In sintesi un libro molto interessante, brillantemente presentato dall’eccellente prefazione di Giuseppe Dierna, ma di bellezza misurata, privo com’è di un guizzo che gli consentirebbe di scrollarsi di dosso quel velo di polvere che, invece, lo accompagna.

E su questo non ho altro da dire.

La fine dei vecchi tempi di Vladislav Vančura
Titolo originale: Konec starých času
Einaudi, 2019 (1934)
Traduzione di Giuseppe Dierna
pp. 339
La mia valutazione su Goodreads: