“La casa sul lago” di David James Poissant

 

Richard e Lisa Starling, alle soglie della pensione, vogliono vendere la casa in cui per anni hanno passato le vacanze con tutta la famiglia. Decidono perciò di passare un ultimo fine settimana in quel luogo così pieno di ricordi assieme ai due figli, Michael e Thad, alla moglie del primo, Diane, e al compagno del secondo, Jake. Questa, in estrema sintesi, la trama del primo romanzo di Poissant che, come già nella pregevole opera d’esordio, Il paradiso degli animali, racconta le metamorfosi cui vanno incontro vite e relazioni quando devono affrontare una crisi. In questo caso, oltre all’unità di tempo e di luogo, preludio perfetto per qualsiasi tragedia, e alla decisione di Richard e Lisa (più di questa che di quello in realtà) di vendere la casa, del tutto inaspettata per i figli, la crisi viene innescata da un episodio drammatico a cui assiste tutta la famiglia Starling: l’annegamento di un bambino. Questo episodio sembra infatti slatentizzare una serie di conflitti e di malesseri fino a quel momento rimasti striscianti e taciuti: Michael che non accetta l’idea di diventare padre; Diane che sta rimettendo in discussione il matrimonio; Thad alle prese con un talento poetico che non viene riconosciuto e non riesce a accettare il successo artistico e lo straripante erotismo di Jake (pure lui, peraltro, alle prese con una crisi creativa). Richard e Lisa, invece, devono fare i conti con un passato tradimento di lui e col fatto che la morte del bambino riporta a galla i fantasmi legati alla perdita della prima figlia ancora neonata (li ricordate protagonisti del magnifico racconto in due parti La geometria della disperazione contenuto nella raccolta d’esordio?): un trauma che pensavano, a torto, di essere riusciti a superare. In uno strano e non del tutto convincente dinamismo tra reticenze e segreti svelati, la storia procede fino all’abbastanza incongruo lieto fine.

Il principale limite del romanzo mi sembra risieda in una certa sovrabbondanza di temi che si traduce in alcune forzature della trama e della scrittura, spesso lontana da quella sobria naturalezza che tanto avevo apprezzato nei racconti. L’impressione è che uno scrittore più maturo, o forse solamente più a suo agio con la forma-romanzo, avrebbe privilegiato un’opera di sottrazione, di scarnificazione del testo, mentre Poissant decide di percorrere una strada narrativamente più semplice, aggiungendo continuamente nuovi elementi all’intreccio e lasciando sullo sfondo l’analisi delle dinamiche psicologiche e relazionali dei protagonisti, analisi che non va mai oltre un piano quasi didascalico e che, alla lunga, li  appiattisce, riducendoli quasi a delle figurine. 

A tutto questo si aggiunge anche il pistolotto politico (il romanzo è stato scritto durante la presidenza Trump). Spiace che nessuno dei tre editor che l’Autore ringrazia alla fine lo abbia avvertito che i cenni all’attualità politica sono i dettagli che in un libro invecchiano prima e peggio, e spesso sono quelli che lo condannano velocemente all’oblio letterario.

E su questo non ho altro da dire.

#fallabreve: È tutto un po’ troppo (cit.).
La casa sul lago
di David James Poissant
Titolo originale: Lake Life
Enne Enne Editore, 2020 (2020)
Traduzione di Gioia Guerzoni
pp. 349
La mia valutazione su Goodreads: