“Evgenij Onegin” di Aleksandr Puškin

Se c’è un’opera che andrebbe letta in originale, questa è l’Onegin. La sua struttura di romanzo in versi, infatti, rappresenta un’aporia per il traduttore che, qualunque scelta faccia, dovrà confrontarsi con una certa quota di fallimento. C’è chi, come Nabokov, nella sua traduzione inglese, di fronte alla scelta tra “rima e ragione” ha “scelto la ragione”, sacrificando tutto “alla fedeltà della traduzione […]: eleganza, eufonia, chiarezza, buon gusto, uso moderno della lingua e persino grammatica”[1], con il risultato di produrre un’opera di quattro volumi e oltre duemila pagine (per tre quarti di “note abbondanti e pedanti che per la loro mole superano di gran lunga il testo del poema” – a cui è riservata una piccola parte del primo volume). Altri che, di fronte a questa acribia filologica, hanno preferito privilegiare la piacevolezza della lettura, scegliendo la via più piana della traduzione in prosa o quella più ardua della trasposizione in endecasillabi o tetrametri giambici[2].

Pia Pera, curatrice e traduttrice di questa eccellente edizione, rifugge a priori qualsiasi tentativo di emulare la cadenza originale del testo e, pur conservando i quattordici versi della strofa puškiniana, sceglie di utilizzare il verso libero nel tentativo, a mio avviso pienamente riuscito, di conciliare la “resa letterale del significato” con un testo che potesse almeno in parte emulare “qualcosa di quel ritmo e quell’intonazione che […] costituiscono il fascino maggiore del romanzo in versi di Puškin”.

Per il resto la storia è nota e non spetta certo a me il compito di sottolineare il fatto che, nonostante una trama esilissima e personaggi dall’ingenuità tanto monolitica da renderli quasi commoventi, siamo di fronte a un capolavoro.

E su questo non ho altro da dire.

Evgenij Onegin di Aleksandr Puškin
Titolo originale: Евгений Онегин
Marsilio, 1996 (1833)
Traduzione di Pia Pera
pp. 500
La mia valutazione su Goodreads:

[1] I riferimenti di Nabokov all’Onegin sono tratti da: Vladimir Nabokov, Intransigenze, Adelphi 1994 (1973), pag. 24 e 60.
[2] Per i dettagli sulle principali traduzioni italiane dell’opera si rimanda alla nota di questa edizione a pag. 500.