Il volume raccoglie quattro reportage che Simenon pubblicò tra il ’33 e il ’34. Se i primi tre sono abbastanza interessanti e, com’era lecito aspettarsi, scritti con stile impeccabile (I grandi alberghi europei, in particolare, sembra un canovaccio di appunti per un giallo dell’amato Maigret), è con l’ultimo, Popoli che hanno fame, che il livello qualitativo si alza, e di molto. In questo racconto del suo viaggio nell’est europeo, allora quasi inaccessibile, descrivendo la miseria e l’estrema indigenza di cui fu testimone diretto, Simenon mette da parte le vesti un po’ asettiche dell’osservatore per regalarci il toccante ritratto di un’umanità derelitta, incolpevole e senza speranza. Un solo appunto, già fatto a proposito de Il Mediterraneo in barca: l’apparato iconografico meriterebbe una migliore qualità fotografica e delle didascalie che consentano al lettore di contestualizzare le immagini.
E su questo non ho altro da dire.
Europa 33 di Georges Simenon |
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