“Carteggio” Hermann Hesse e Thomas Mann

…mi piace vedere rispecchiato il nostro rapporto nell’incontro fra Joseph Knecht e il padre benedettino Jacobus del Giuoco delle perle di vetro, un incontro che non avrebbe potuto privarsi del “giuoco paziente e cortese di inchini che si svolge quando due santi o due principi della Chiesa s’incontrano” […].

Non potrei trovare definizione migliore per questo incantevole epistolario, che è proprio un “giuoco paziente e cortese di inchini” fra Thomas Mann (1875-1955, Nobel per la letteratura nel 1929) e Hermann Hesse (1877-1962, Nobel per la letteratura nel 1946). Questa raccolta di lettere, telegrammi e articoli (che copre il periodo che va da 1910 al 1955, anno della morte del grande lubecchese), racconta un’amicizia profonda e sincera, anche se i due non arrivarono mai a darsi del “tu”, e lascia deliziati per lo stile e l’eleganza dei toni, di fronte ai quali non si può non provare un certo sgomento, pensando a quelli usati dalla gran parte dei protagonisti del dibattito culturale odierno. Il tutto, poi, è corredato da un accuratissimo apparato di note e da una bella appendice iconografica, espressione della solita eccellente cura editoriale di SE.

La maggior parte delle missive copre il periodo che va dall’ascesa nazista in Germania all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di testimonianze estremamente interessanti, pregne di profonde riflessioni sulle implicazioni di un regime che fu, a un tempo, causa ed effetto di un enorme cortocircuito, in cui cecità morale e ignavia sociale si alimentarono a vicenda, rendendo possibile quell’orrore che, almeno per qualche tempo, sembrò invincibile. A tal proposito, colpisce quanto scrive Mann l’otto aprile del 1945, un mese prima della resa tedesca:

Credo che nulla di vivente possa oggi eludere l’elemento politico. Anche il rifiuto è politica: è esercitare la politica della cattiva causa.

Parole che suonano come un ammonimento di estrema attualità. E di estrema attualità, ma per motivi molto più futili, è l’insofferenza che lo stesso Mann esprime nei confronti dell’Accademia di Svezia che, invece di premiare l’amico Hesse da lui caldamente raccomandato, nel 1945 scelse Gabriela Mistral:

25 novembre 1945: Chi sarà mai la signora cilena che ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura quest’anno? Questo io lo chiamo cercare lontano quando il meglio è vicino […].

Insomma, pare proprio che le polemiche sui criteri di assegnazione del premio non siano mai mancate. E alle anime belle che: “il Nobel è un occasione per conoscere nuovi autori/letterature”, vorrei semplicemente rispondere che non siamo al festival delle voci nuove di Castrocaro, e che il problema della qualità degli autori laureati non si pone ex ante, quando ancora non li conosciamo, ma ex post, quando abbiamo avuto l’ardire di leggerli per constatare che spesso (molto, troppo spesso), si tratta di autori affatto mediocri, destinati a rivestire ben presto i panni da Carneade, indossati fino a un attimo prima dell’immeritata ribalta. Parere personale, ça va.

E su questo non ho altro da dire.

Carteggio Hermann Hesse e Thomas Mann
Titolo originale: Briefwechsel
SE, 2001 (1968, 1975, 1999)
Traduzione di Raffaella Roncarati
pp. 327
La mia valutazione su Goodreads: