Breviter proustiano #02

Proust e Baudelaire di Walter Benjamin

Nel mio percorso di approfondimento critico su Proust, ho acquistato quest’opera invogliato dal titolo e dall’importanza dell’Autore. Sono quindi rimasto abbastanza sconcertato nel constatare che su duecentosettanta pagine, al netto di introduzione, note e apparati, quelle dedicate al Sommo non arrivano a venti. Secondo Benjamin i volumi che compongono la Recherche “sono il frutto di una sintesi inconcepibile, in cui l’immergersi del mistico, l’abilità del prosatore, la verve del satirico, il sapere dell’erudito e l’ossessione del monomane confluiscono in un’opera autobiografica”, l’opera “della memoria spontanea, in cui il ricordo è la trama e l’oblio l’ordito”. Condivisibile la differenza sottolineata fra il fatto vissuto, “temporalmente finito, […] chiuso nella sola sfera dell’esperienza vissuta” e quello ricordato che, invece, “non conosce limiti” e l’idea che per Proust: “le intermittenze dell’azione sono solo il rovescio del continuum del ricordo”. Altrove, invece, l’analisi di Benjamin mi è apparsa meno originale (“solamente Proust ha dato al XIX secolo l’opportunità di raccontare le proprie memorie”, oppure: “egli fu […] un perfetto regista della malattia”). Ma il vero problema è la sua prosa che ho trovato piuttosto macchinosa e non in grado di suscitare, date le mie limitate facoltà di dilettante appassionato, alcun piacere intellettuale.

Proust e Baudelaire di Walter Benjamin
Raffaello Cortina Editore, 2014
Traduzione di Isabella Amaduzzi
A cura di Francesco Cappa e Martino Negri
pp. 270
La mia valutazione su Goodreads:


 

Una deformazione senza precedenti di Mauro Carbone

In questo saggio tanto interessante quanto impegnativo (almeno per chi, come me, non abbia troppo dimestichezza con il lessico dell’estetica), Carbone parte dal celeberrimo episodio della madeleine per provare a trovare risposta a una domanda apparentemente illogica ma estremamente affascinante: come si può riconoscere qualcosa senza averla mai conosciuta prima?

Una deformazione senza precedenti di Mauro Carbone
Quodlibet, 2004
pp. 181
La mia valutazione su Goodreads:

 

Vita di Marcel Proust di Jean-Yves Tadié

Giovanni Bogliolo, traduttore di quest’opera monumentale, nella sua premessa riconosce a Tadié il merito di aver scritto una biografia del Sommo “che, invece del punto d’avvio della conoscenza critica, ne costituisca un riscontro e una verifica e in cui non contino i fatti della vita dell’autore, ma le loro ragioni profonde e la loro incidenza nel processo creativo […]. Una vita insomma che non pretenda di fornire la spiegazione dell’opera (o, peggio, una scorciatoia per accedervi o addirittura una sua più abbordabile alternativa), ma […] risponda alle infinite domande poste dall’opera e consenta al lettore avvertito di seguirla a ritroso lungo i sentieri della sua creazione”. Lo stesso Tadié, nell’introduzione, afferma perentoriamente che: “la vera biografia di uno scrittore, di un artista, è quella della sua opera. È anche la sola che non si conclude con la morte”. E va anche oltre, quando dice che: “dal momento che la vita è diventata il romanzo, e il romanzo tutta la vita, non ci si stupirà di trovare in questo libro anche un saggio di critica letteraria”. Se non bastasse la mole del volume, l’impressionante apparato di note mi sembra il miglior indicatore dell’immane lavoro preparatorio che sta dietro questa biografia. Non sempre la lettura è scorrevole, ma ritengo che siamo di fronte a un’opera davvero notevole, probabilmente imprescindibile per chi voglia conoscere la vita di Marcel Proust in relazione alla sua opera.

E su questo non ho altro da dire.

Vita di Marcel Proust di Jean-Yves Tadié
Titolo originale: Marcel Proust. Biographie
Mondadori, 2002 (1996)
Traduzione di Giovanni Bogliolo
pp. 908
La mia valutazione su Goodreads: