Breviter 2021 #01 – Recensioni (e stroncature) intramuscolari

Il libro dei mostri di Juan Rodolfo Wilcock

Un’opera godibilissima che unisce a una fantasia sfrenata una scrittura che, anche quando sposa i registri più grotteschi, conserva una rassicurante nota di ironia quando non di mordace umorismo.

Questo bestiario raccoglie mostri i più disparati, uomini e donne che d’improvviso, senz’altro motivo che il capriccio del caso, si trasformano in creature assurde, disgustose, in un vortice di vento, assumono poteri strani, oppure diventano il nulla.

Ma Wilcock ci ammonisce che, al di là delle apparenze, sono tante le cose che ci accomunano a questi mostri, a cominciare dal fatto che tutti, noi e loro, “siamo, se non ancora una mummia, perlomeno il progetto di una, in grado più o meno avanzato di realizzazione”.

Il libro dei mostri di Juan Rodolfo Wilcock
Adelphi, 1978
pp. 143
La mia valutazione su Goodreads:

 

Estrosità rigorose di un consulente editoriale di Giorgio Maganelli

Si rimane incantati di fronte al dispiegarsi di una intelligenza così cristallina, di una cultura così profonda e di una scrittura così vivace. Manganelli è in grado di cogliere così in profondità le sfumature di un testo, da riuscire a giudicare la qualità anche della sua traduzione: “…traduzione di una persona che sa l’inglese […], scrive un italiano gradevole; ma le due cose non capitano insieme”. Che dire, poi, dei suoi deliziosi confetti al cianuro? “Di rado tanta fatica lessicale e sintattica è stata sprecata per un testo prospettivamente destinato ad Amica”.  Oppure, a proposito di Doris Lessing: “La sua pagina sa di virtuosa varechina, i suoi periodi vanno in giro con le calze ciondoloni; e poi questa donna ha qualcosa da dire, e in meno di tremila pagine avrebbe l’impressione di essere rimasta un po’ sulle generali”.

Ma il consulente editoriale deve dare un parere sul possibile successo di un libro, non può basare il giudizio solo sul proprio gusto estetico, per cui può anche dire che: “…è cosa di rara bruttezza, di una goffa opacità moralistica; lo trovo repellente. Pubblichiamolo.”

È strano constatare quanto sia esiguo il numero di scrittori passati al suo vaglio che sono riusciti a sopravvivere all’esame del tempo, a dimostrazione di quanto sia destinato al fallimento qualsiasi tentativo di definire ex ante i criteri di qualità di un’opera letteraria. Da quanto si legge, infine, si deduce che neanche allora chi viveva di e coi libri sguazzasse nell’oro, anche se mi è sembrato di cogliere una importante differenza nella cura e nel tempo che si dedicavano a una pubblicazione: chissà cosa scriverebbe oggi di fronte a certi esempi di sciatteria editoriale e tipografica!

#fallabreve: Manganellate da orbi.
Estrosità rigorose di un consulente editoriale di Giorgio Manganelli
Adelphi, 2016
pp.332
La mia valutazione su Goodreads:

 

La vita agra di Luciano Bianciardi

Un romanzo spiazzante, dalla scrittura lussureggiante, quasi barocca, che anticipa alcuni stilemi del postmodernismo. Colpisce l’assoluta naturalezza con cui Bianciardi dà vita a incredibili giochi linguistici, sfoderando un virtuosismo di altissimo livello, che però non risulta mai forzato, artefatto, gratuito, perché anche nelle capriole lessicali più ardite non vengono mai meno una inesauribile energia vitale e una profonda umanità nel raccontare la storia di questo idealista che emigra a Milano per vendicare, con un attentato, le vittime di un incidente in miniera provocato dall’inadeguatezza delle misure di sicurezza. In realtà si tratta di un piano che rimarrà sempre velleitario e non arriverà neanche lontanamente vicino alla sua realizzazione, con il protagonista che sembra una mosca caduta in una ragnatela, destinata comunque a soccombere.

Gli unici momenti in cui questa incredibile energia sembra un po’ infiacchirsi sono quelli (invero pochi) in cui un intento didascalico e vagamente edificante tenta di piegare la magnifica scrittura a intenti chiaramente politici.

Rimane comunque un libro davvero bello.

La vita agra di Luciano Bianciardi
Feltrinelli, 2013 (1962)
pp. 199
La mia valutazione su Goodreads:

 

A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia

Nonostante siano passati più di cinquant’anni dalla pubblicazione, mi sembra conservi intatta la sua attualità. E, come sempre in questi casi, non so dire fino a che punto questo sia dovuto alla preveggenza dell’autore o, invece, al fatto che ormai da decenni questo povero Paese è così moralmente putrefatto da risultare eternamente uguale a se stesso.

A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia
Adelphi, 1988
pp. 151
La mia valutazione su Goodreads:

 

Segreto Tibet di Fosco Maraini

L’opera raccoglie il resoconto delle spedizioni scientifiche guidate dall’orientalista Giuseppe Tucci nel Tibet durante il 1937 e il 1948, a cui Maraini partecipò per documentarle fotograficamente. Si tratta di un Tibet molto diverso da quello hollywoodiano ed edulcorato cui siamo abituati, ancora non normalizzato dalla brutale invasione cinese, tanto che, per l’edizione del 1998, l’Autore fu costretto a integrare il testo aggiornando il lettore sulle profonde mutazioni e sugli sconvolgimenti subiti dalla società tibetana e dal suo patrimonio artistico.

Ho apprezzato soprattutto la prima metà del libro, che racconta il viaggio dall’Italia al Tibet e si conclude con l’omaggio al professor Tucci. La seconda, francamente, mi è piaciuta molto meno, appesantita com’è dalle ripetute e dettagliate descrizioni della complicatissima mitologia tibetana e della relativa iconografia.

A questo proposito un consiglio: se volete apprezzare al meglio il ricco apparato fotografico che accompagna il testo, scegliete la versione cartacea oppure usate un tablet e non un semplice e-reader, come ho fatto io.

E su questo non ho altro da dire.

Segreto Tibet di Fosco Maraini
Corbaccio, 1998
pp. 461
La mia valutazione su Goodreads: