Alla ricerca del tempo #02

Il tempo “fuori” e “dentro” di noi: Il tuo cervello è una macchina del tempo di Dean Buonomano

Se Rovelli ha analizzato il tempo dal punto di vista pressoché esclusivo della fisica, Buonomano si interroga sui legami fra quel tipo di tempo e quello delle neuroscienze: il tempo come viene percepito dal nostro cervello. L’approccio di Buonomano è avvincente: “la nostra capacità di dare risposta alle domande che riguardano il tempo è limitata dalla natura dell’organo che le pone”, e “le nostre intuizioni e le nostre teorie intorno al tempo ci svelano informazioni sulla sua natura non meno che sull’architettura e i limiti del nostro cervello”. I motivi di questo stretto legame fra il tempo e il nostro cervello sono dovuti anche al fatto che “i nostri organi sensoriali non percepiscono direttamente lo scorrere del tempo”, mentre non hanno difficoltà nella percezione dello spazio. Questo è uno dei motivi, probabilmente uno dei principali, per cui “il tempo è molto più complicato dello spazio” (e non solo per noi comuni mortali, ma anche per la scienza).

Partendo dall’idea newtoniana di un “tempo assoluto, vero e universale […] per qualsiasi punto dello spazio”, Buonomano passa per la relatività generale di Einstein che la demolisce, per arrivare a una “corrente di pensiero che spinge per eliminare del tutto il tempo dalla fisica”. Il tempo, però, non è oggetto di studio solo della fisica: secondo le neuroscienze e la psicologia, infatti, il “problema del tempo” è direttamente correlato con la nostra memoria, e i meccanismi con cui misuriamo, percepiamo e rappresentiamo il tempo sono di cruciale importanza per “capire la mente umana”. Il riferimento del titolo alla macchina del tempo di H.G.Wells è giustificato dal fatto che il nostro cervello è in grado di ricordare il passato per (provare a) anticipare il futuro, generare schemi temporali che gli consentono di misurare il tempo e, soprattutto, “ci permette di viaggiare mentalmente avanti e indietro nel tempo”. Buonomano spiega in dettaglio come questo sia possibile, svelando l’esistenza di veri e propri orologi interni che, tramite la regolazione circadiana di molte funzioni biologiche, sono essenziali anche per la nostra salute.

In conclusione, anche se siamo in grado di “misurare il tempo con una precisione maggiore di quella con cui siamo in grado di misurare qualunque altra grandezza”, gli interrogativi sulla sua natura continuano a restare in larga parte senza risposta. L’irrilevanza del tempo per la fisica, testimoniata dal fatto che le sue leggi fondamentali sono descritte da equazioni “temporalmente simmetriche”, contrasta profondamente con l’importanza che esso riveste nelle nostre vite. Ed è questa interfaccia misteriosa fra la fisica e le neuroscienze che va esplorata, con l’obiettivo di capire se la nostra sensazione dello scorrere del tempo rifletta un fenomeno che può essere spiegato dalla fisica, oppure sia una esperienza soggettiva non correlata in alcun modo alla realtà. Sfida tutt’altro che semplice, considerato che “le leggi fisiche e il cervello umano non sono indipendenti” tra loro, e che l’interpretazione delle prime “è filtrata dall’architettura” del secondo. Piove sul bagnato, insomma.

E su questo non ho altro da dire.

Il tuo cervello è una macchina del tempo di Dean Buonomano
Titolo originale: Your Brain Is a Time Machine
Bollati Boringhieri, 2018
traduzione di Enrico Griseri
pp. 306
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