Alla ricerca del tempo #01

Il tempo “fuori” di noi: L’ordine del tempo di Carlo Rovelli

Il testo riprende e amplia la sesta delle Sette brevi lezioni di fisica e si divide in tre parti. Nella prima, Rovelli riassume “quello che ha compreso del tempo la fisica moderna”. Scopriamo, così, che quelli che credevamo essere “gli aspetti caratteristici del tempo” si sono rivelati, nella migliore delle ipotesi, delle pallide approssimazioni. Il “racconto di questo sfaldarsi del tempo” inizia con la teoria della relatività generale che elimina d’emblée l’unicità del tempo, che noi, comuni mortali, davamo per scontata. Con Einstein, invece, abbiamo scoperto che “in ogni luogo, il tempo ha un ritmo diverso”, con buona pace dell’idea newtoniana di un tempo assoluto e universale. Anche la direzione del tempo, cioè quella freccia che, illusi, pensavamo collegasse il passato con il futuro, non se la passa meglio dato che, fra le leggi generali della fisica, solo quella di Clausius “distingue il passato dal futuro” quando stabilisce che: “se nient’altro intorno cambia, il calore non può passare da un corpo freddo a uno caldo” (è una delle enunciazioni del secondo principio della termodinamica, per il quale l’entropia di un sistema isolato “cresce o resta eguale, ma non diminuisce mai”). Se questo sembra poter salvare quella freccia a cui siamo tanto affezionati, però, arriva Boltzmann a disilluderci, quando dimostra che, a livello dello “stato microscopico delle cose, la differenza fra passato e futuro scompare” e che, quindi, “non c’è nulla di intrinseco nel fluire del tempo”.

Rovelli, a questo punto, cerca di spiegarci come sia possibile “comprendere e dare senso coerente” a questo “mondo senza tempo”. La “assenza della quantità ‘tempo’ nelle equazioni fondamentali” della fisica, infatti, non significa che viviamo in “un mondo congelato e immobile”, ma solo che quest’ultimo non è “ordinato da Padre Tempo”. La dissoluzione della “nozione di tempo nella fisica fondamentale […] è la realizzazione dell’ubiquità dell’impermanenza”. In altre parole, abbiamo a che fare con una realtà che si trasforma continuamente, “che non dura” ed è, pertanto, incompatibile con la rassicurante “staticità di un tempo immobile”. Questo, però, significa anche che “se per ‘tempo’ intendiamo null’altro che l’accadere”, allora ogni cosa è tempo: “esiste solo ciò che è nel tempo”, (anche se non si tratta di quella cosa a cui pensiamo quando, sempre noi comuni mortali, parliamo di “tempo”).

Dopo aver destabilizzato ogni nostra convinzione (meglio, credenza) su quello che pensavamo fosse un tranquillo compagno di viaggio, nella terza parte Rovelli prova a rassicurarci (passando per Cartesio, Agostino, Guglielmo di Ockham, Husserl, Heidegger e… Proust), concludendo che, se a livello dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande il tempo sembra scomparire, per noi esseri umani il tempo esiste, esattamente per come lo conosciamo, anzi: “il tempo siamo noi”. Lascio a voi stabilire se e quanto questo possa essere di conforto o meno.

In conclusione, un libro molto interessante e adatto anche a chi abbia poca dimestichezza con la fisica e la matematica. Lo stile di Rovelli è, come sempre, più “letterario” che tecnico e, per questo, potrebbe non soddisfare i lettori più avanzati: d’altronde non penso che sia stato scritto pensando a loro.

E su questo non ho altro da dire.

 

L’ordine del tempo di Carlo Rovelli
Adelphi, 2017
pp. 207
La mia valutazione su Goodreads: