Breviter 2017 #02 – Recensioni (e stroncature) intramuscolari

Il posto giusto di Simona Garbarini

Nonostante il tema dell’incontro casuale e reciprocamente salvifico fra un mentore in declino e un ragazzo prodigio problematico ed emarginato non sia proprio il massimo della originalità, essendo stato declinato in innumerevoli varianti letterarie e cinematografiche (che differiscono fra loro sostanzialmente per la presenza o meno del lieto fine), la Garbarini ha il merito di non provare equilibrismi e giochi di prestigio per stupire il lettore, ma di limitarsi a raccontare con una scrittura tesa e convincente la storia di Guido e Toni, tenendosi alla larga da retorica e facili sentimentalismi.

Ne viene fuori un piccolo bel libro che, nel finale, sembra anche rendere omaggio a uno sfortunato mito granata: Gigi Meroni.

#fallabreve: Nella vita pochi vincono in zona Cesarini.

Il posto giusto di Simona Garbarini
CasaSirio, 2015
pp. 193
€ 13,00 (eBook € 4,99)

La mia valutazione su Goodreads:

XXI Secolo di Paolo Zardi

L’Autore ambienta il suo romanzo in un cupo universo prossimo venturo in cui, pur prevalendo i riferimenti al mondo che conosciamo, l’elemento distopico si sviluppa nello spazio creato dal contrasto fra questa mappa tranquillizzante e confortevole e il mondo che c’è sotto, in preda al caos e alla violenza.

Il dissolvimento sociale è speculare a quello della vita del protagonista e voce narrante del libro, un uomo che aveva definito la propria identità solo all’interno della famiglia (“non era mai stato interessato ad essere se stesso”) e in funzione del suo ruolo di padre e marito e che improvvisamente, a seguito di un ictus della moglie, scopre di essere stato tradito. Sconvolto, cerca allora di capire chi fosse davvero la moglie, provando a contattarne alcune amiche o leggendone le mail personali, pur conscio che il non sapere “garantiva […] un passato migliore, e un futuro decente” e che “in amore i sospetti sono sempre fondati” anche se “si prega sempre che non sia vero ciò che il cervello istintivo ha capito in un nanosecondo”. Solo alla fine, rendendosi conto che la verità è “molto più complessa e delicata della menzogna” e che l’amore non è “una pena più grande della morte”, come aveva pensato subito dopo la scioccante scoperta, ma esattamente il contrario della morte, capirà che la famiglia continua ad essere per lui la cosa più importante: “è tutto quello che ho”.

Una prova complessivamente convincente anche se sfugge la necessità dell’elemento distopico che, paradossalmente, mi sembra distragga il lettore dal nucleo emotivo della storia, anziché sottolinearlo. Anche perché, a ben vedere, il mondo descritto nel libro, in cui “l’odio di classe aveva lasciato il posto all’odio razziale che andava lasciando spazio a una forma inedita di risentimento primitivo, inclassificabile, destrutturante, totalizzato” e “la gente odiava la gente tutto il giorno, tutti i giorni”, non pare poi così diverso da quello che troviamo ogni giorno uscendo dalla porta di casa.

#fallabreve: Una particolare forma di distopia chiamata amore.

XXI secolo di Paolo Zardi
NEO, 2015
pp. 158
€ 13,00 (eBook € 6,99)

La mia valutazione su Goodreads:

La prima verità di Simona Vinci

Il romanzo è diviso in quattro parti di cui le prime tre sono davvero di ottimo livello, per scrittura e struttura mentre la quarta, per quanto ben scritta, appare una sorta di corpo estraneo, che svigorisce la potenza narrativa dell’opera e ne appanna l’intensità emotiva.

Anche se, probabilmente, assolve la funzione di una dolente riflessione sulla pervasività e la contiguità del disagio mentale e sulla determinante influenza del caso nel determinare se il destino di tanti uomini e donne dovesse consumarsi dentro o fuori da un manicomio, penso che eliminarla avrebbe reso l’opera più bella ed efficace.

#fallabreve: Certe volte la speranza è la prima a morire.

La prima verità di Simona Vinci
Einaudi, 2016
pp. 398
€ 20,00 (eBook non disponibile)

La mia valutazione su Goodreads:

Bambini di ferro di Viola Di Grado

Uno spunto originale e una scrittura di ottima qualità, direi sorprendente per l’assoluta padronanza degli stilemi e delle atmosfere tipici della lettatura giapponese, senza per questo risultare posticcia o artefatta e che, per stile e tono, mi ha ricordato quella di Yoko Ogawa.

Tuttavia, man mano che si procede nella lettura, si ha come l’impressione che alcuni spunti e snodi narrativi rimangano in sospeso, senza soluzione e senza risposta, quasi che l’Autrice, in difficoltà nel districare una “matassa” narrativa che le si è ingarbugliata sotto gli occhi, lasci al lettore il compito, e la libertà, di decodificarli e interpretarli.

Magari si tratta di una precisa scelta, tuttavia trovo che questo “eccesso di trama”, per così dire, non giovi alla verosimiglianza di una storia che, anche al netto della sospensione dell’incredulità necessaria per leggerla, non convince del tutto.

Comunque una scrittrice da tener d’occhio.

#fallabreve: Ogni scarafone è bello all’Unità Materna Sintetica soja.

Bambini di ferro di Viola Di Grado
La nave di Teseo, 2016-11-02 pp. 249
€ 18,00 (eBook € 9,99)

La mia valutazione su Goodreads:

La vita in generale di Tito Faraci

L’ambientazione nel mondo dei dropout è una semplice quinta utilizzata per mettere in scena una storia leggera e prevedibile, in cui la divisione fra buoni e cattivi è abbastanza netta e i personaggi, di conseguenza, piuttosto piatti.

Insomma letteratura di puro intrattenimento ma che, almeno, sa di esserlo.

E su questo non ho altro da dire.

#fallabreve: La leggenda del Generale pescatore.

La vita in generale di Tito Faraci
Feltrinelli, 2015
pp. 208
€ 15,00 (eBook € 9,99)
La mia valutazione su Goodreads: